La pulitura nel restauro: nuove soluzioni a base di chelanti naturali.


PULITURA E METODI TRADIZIONALI

La fase primaria di pulitura è quella a volte più critica ed influisce sulle lavorazioni successive; richiede lo sforzo maggiore ed una accurata conoscenza sia della tipologia di superficie, sia del suo stato conservativo.
Molti sono i metodi che negli anni sono stati sviluppati per far fronte a problematiche di diversa natura. Possiamo riassumerli in metodi fisici e metodi chimici.

mETODI FISICI

Microsabbiatura: richiede una buona strumentazione e capacità tecniche dell’operatore, risulta spesso invasiva e difficile da modulare.

Laser: tecnica efficace ma spesso invasiva, necessità di opportuna formazione tecnica e richiede il noleggio o l’acquisto di strumentazione costosa.

METODI CHIMICI

Detergenti chimici classici, acidi o alcalini: spesso aggressivi o pericolosi per ambiente e operatore.

Pulitori enzimatici: efficaci, biodegradabili ma troppo selettivi e richiedono procedure specifiche di utilizzo.

Impacchi a base di sali inorganici: spesso sbiancano, inaridiscono la superficie e richiedono tempi lunghi di posa.

Resine a scambio ionico, cationiche o anioniche: agiscono solo superficialmente, lentamente, vanno modulate a seconda della tipologia di sporco da rimuovere.

Olii essenziali: agiscono solo su patine biologiche, richiedono un'accurata miscelazione e diluizione di più olii.

La nuova proposta TECNICA DI SILTEA

A fronte delle limitazioni operative dei metodi attualmente a disposizione dei restauratori, SILTEA ha introdotto nella propria proposta tecnica CHELER A, un detergente acquoso completamente biodegradabile, a base di chelanti naturali (citrati), sviluppato per rimuovere velocemente e con facilità sporco di natura inorganica ed organica, in modo rapido e senza bisogno di impacchi.

Il caso studio: VIlla Ca’ Erizzo a Bassano del Grappa (VI)

Un caso studio emblematico è quello di Villa Erizzo nel vicentino, un complesso architettonico lungo il fiume Brenta che presenta superfici intonacate a marmorino, pitture murali (affreschi soprattutto) e porzioni in pietra naturale di tipo calcareo. Il prodotto è stato applicato per risolvere due problematiche: l’asportazione di residui di uno scialbo di calce che ricopriva gli affreschi originali, e la rimozione di croste nere da poggioli e cornicioni in rosso ammonitico. Durante il cantiere pilota sono emersi i seguenti aspetti tecnici legati al prodotto.

- La rimozione selettiva dello scialbo di calce è rapida, efficace, lascia la superficie dipinta nutrita e ripristina la vivacità dei colori. Spesso i restauratori lamentano l’inaridimento superficiale e in taluni casi la presenza di sbiancamenti generati dall’applicazione dei sali inorganici. Nel caso del CHELER A questo non avviene: la superficie resta satura e compatta sia visivamente che al tatto.

- Pur lavorando senza supportanti, la miscela ha tempi di ritenzione lunghi e non evidenzia asciugatura parziale o disomogenea anche in presenza di differenze nella microporosità e nel coefficiente d’assorbimento dei singoli materiali. Questo a favore di una rimozione omogenea efficace e rapida di depositi anche molto coerenti e in particolare delle ben ostiche croste nere.

- A differenza di metodi tradizionali a base di sali inorganici e/o resine scambiatrici di ioni, l’azione disgregante non si sviluppa solo sull’interfaccia ma, grazie al potere ritentivo, tutto lo strato da rimuovere è interessato dall’azione distaccante.

- I tempi d’applicazione e rimozione sono dimezzati con risultati soddisfacenti nel rispetto delle superfici litoidi antiche, come da verifiche dopo pulitura, attraverso indagine microscopica e prove di assorbimento.